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Sonic Flowers – “In Altitudine”


A cura di Chiara Callegari

Nonostante il loro nome regali alla nostra mente un’immagine colorata, i Sonic Flowers suonano un alternative rock assolutamente disilluso con melodie che lasciano una scia “languida”. In attivo dal 2011, dopo la caccia al rifugio dell’arte, i quattro componenti dei SF, Giovanni Amicone alla voce, Alessio D’Ascenzo al basso, Daniele D’Ascenzo alla chitarra e Marco D’Aulerio alla batteria si sono messi all’opera nell’intento di creare qualcosa di potente in modo da poter emergere da quella schiera di gruppi indie del “già sentito”; In effetti il quartetto non è ancora riuscito totalmente a discostarsi da questa suddetta schiera, una pecca che non esclude però di trovare dei pezzi buoni.

Il loro EP d’esordio s’intitola In Altitudine, cinque brani rock in cui si mescolano una chitarra potente, riff orecchiabili ed una voce acerba e flemmatica che raggiunge quel temperamento giusto in grado di assemblare tutto in maniera perfetta. Testi che evidenziano l’appartenenza ad una generazione sempre più anonima e alla ricerca di punti di riferimento, fino a passare per la poetica “non sense” dal carattere straniante come il brano “Il delirio del presidente Schreber”. Le loro canzoni sono dei veri e propri immaginari ipnotici, un rock “sporco” rigorosamente anni 90’ molto presente nel pezzo “Numero 5” e in cui non è difficile ritrovare un suono ispido grazie all’utilizzo del distorsore e la presenza di un feedback acustico ghiacciante. La loro musica gioca costantemente in bilico tra rifiuto ed attrazione, lo stile è caratterizzato anche da inestricabili rimandi melodici come nel brano “Nuova pace”, incorniciati da un suono aspro come nel pezzo che prende il nome dell’EP stesso, “In Altitudine”.

Cinque brani correlati tra loro e suonati con una tecnica quasi impeccabile, ne esce così un suono curato grazie anche al mastering fatto dal famoso musicista e produttore James Plotkin. Quello dei Sonic Flowers è un EP random, formato da tanti elementi identici che purtroppo fanno perdere un bel po’ di lucentezza al prodotto finale ma che non oscurano la bravura dei componenti; non rimane che augurar loro buona fortuna!

http://it-it.facebook.com/pages/Sonic-Flowers/195897570468984

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Nightland – “In Solemn Rise”


Nightland Band

Nightland Band

La Terra dell’Eterna Notte”: così la traduzione letterale del titolo di un romanzo del britannico William Hope Hodgson sembra dare una buona fonte di ispirazione ad una recente metal band italiana. O forse no. Formatisi nel 2007, i Nightland, – Ludovico Cioffi (chitarra e voce), Filippo Scrima (chitarra), Andrea Sangervasi (basso), Francesco Ambrogiani (tastiere), Filippo Cicoria (batteria) – combinano due generi – il Power e il Death Metal – che da sempre hanno fatto da sfondo a up and down da parte di fervidi headbangers da sotto il palco. Prima con Knights of the Dark Empire (2011), poi con In Solemn Rise (2012), la band pesarese si fa riconoscere per le sinfonie epiche che ci riportano a gruppi come Children of Bodom, dai quali sembra che abbiano ereditato il modello della formazione e l’impostazione prettamente death, Rapshody (of Fire), per le sinfonie epiche, Domine e  Hammerfall, dei quali sembrano condividere testi e scenografia, con una leggera sfumatura blackster alla Emperor, o un più generale gruppo black metal sinfonico, grazie a queste loro armature in pelle.  La prima traccia dell’EP, In Solemn Rise, da cui prende il nome l’album, riesce ad essere d’impatto, quasi ricordando un intro dei Dragon Force, con un suono moderno di keyboard. Il doppio pedale continuo, come il power metal ci insegna, dà profondità alla melodia accompagnandola in ogni nota con un battito ben assestato. quando, sorpassato il minuto e 15, la canzone si apre in un ritornello azzardatamente “maideniano”. Un riff particolarmente caro alle orecchie di ogni fan, le cui parole riecheggiano ancora, dopo quasi 30 anni dalla sua uscita, nelle orecchie di tutti i true-metallers: “Run, Live To Fly, Fly To Live” ; in questo caso più rintracciabile nella stessa cover dei deathster finlandesi Arch Enemy, più che in quella dei Children Of Bodom (ascoltare per credere). Un ritornello che, indipendentemente dal déjà vu, apre ad una percepibile “Avanzata Solenne”, se così possiamo interpretarla, caricata di pathos nel secondo ritornello, in cui una variazione di tono percepibile rende dinamica la composizione. Segue una seconda traccia più sinfonica, quasi ricordando i norvegesi Dimmu Borgir, con le loro melodie funeree. Non a caso anche dal titolo, Soulprison of Pain, possiamo dedurre il risultato emotivo che i Nightland vogliono tirar fuori. Ma la sinfonia si tramuta quasi naturalmente in un ritornello epic metal alla Raphsody, genere di melodie che si ripeteranno spesso durante tutto il resto dell’album, come anche, ad esempio, in Diamond Siren, dove la struttura della canzone oscilla tra melodie epiche, per l’appunto, “raphsodiane” nel ritornello, riff viking alla Korpiklaani nelle strofe e un non so che di “bodomiano” negli stacchi strumentali, intro compreso.  Arriviamo finalmente alla title-track del vecchio EP, Knights of the Dark Empire, in cui possiamo notare tutte le influenze citate finora, con un inserto da break down metalcore sinfonico che rende il pezzo relativamente più moderno, rallentando il ritmo  con un uso regolare del china e battiti di pedale irregolari. L’EP si chiude con una melodia da “marcia trionfale” o “marcia solenne”, utilizzando un termine quanto più vicino al concept dell’album stesso. Potremmo tranquillamente ascoltare l’album durante una delle battaglie dalle ambientazioni tolkieniane. Un ottima colonna sonora per i più accaniti Master e giocatori di ruolo in generale. L’intera tracklist è ben strutturata, con pezzi non particolarmente corti, data la media dei quattro minuti e mezzo. La carenza di assoli complessi li allontana per poco dal power, ma questo non intacca l’impatto sonoro dell’ EP, che ha in fin dei conti un’ottima composizione e dinamicità. Epic fino alla fine.   By Co&Co

http://www.nightland.it/

 
Tutte le band di Pescara e dintorni interessate ad essere recensite e pubblicizzate sul nostro blog possono scrivere ed inviare il loro materiale(audio,video,foto,bio e links) all’indirizzo  antipop.project@gmail.com       ed essere così inserite su Pescara Music Zone!!
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Esaltante prova per i Gianmariavolonté in “Polaroid”


Interessante davvero l’album  dei GianMariaVolonteè. Il nome della band ci fa subito capire l’amore per il cinema  e tutto il mondo che sta dietro a “Polaroid”.  Difficile catalogare questi brani, che nell’insieme esprimono palesemente un forte disagio sociale ; desiderio e paura di vivere come  in un film: climax  noir, appunto.  I testi, la chicca , sono crudi e provocatori, e toccano tematiche  come  suicidio e uso ed abuso  di droghe pesanti.  La musica , semplice ma ben costruita, è spesso molto efficace, e ha diverse influenze: si va dal pop un po’ brit di “Puppy love” (molto  bowiana  l’intro!), al punk-rock di “Stelle”, che a mio avviso è il brano più incisivo di tutto il disco. La vocalità è un po incerta, sebbene volutamente flebile, nel suo atteggiamento decadente, forse  tratti un po’ in direzione Kasabian, sempre espressiva ad ogni modo;  va detto che ci troviamo in un contesto e in un’ era in cui certe dote tecniche sono davvero in secondo piano di fronte ad una  presenza di idee  contenuti  e sonorità particolarmente vivi. Grandi aspettative quindi per il prossimo lavoro.

by RexCensor

Gianmariavolonté:

David Lotito: voce, chitarre, sinth, piano; 

Ruggero Piazzolla: basso; 

Antonio Polidoro: batteria; 

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Da Pescara in arrivo il post grunge dei Too Late To Wake – Pescara Music Zone


I Too Late To Wake,band pescarese post-grunge,nascono nel Luglio 2010 dall’input di Gianni Vespasiani(chitarra solista),il quale coinvolge nel suo progetto Simone Del Libeccio e Riccardo Ruiu,rispettivamente chitarrista e batterista.L’affiatamento fra i tre permette all’idea iniziale di prendere una forma ben distinta,mettendo il gruppo nella condizione di seguire una direzione precisa;con l’ingresso nella band del cantante Paolo Gioacchini nel Gennaio 2011,il progetto si avvale della spinta necessaria per la svolta,e con l’arrivo,nel Marzo dello stesso anno,dell’ultimo pezzo mancante,il bassista Francesco Cetrullo,il puzzle viene completato e la band,dopo 4 mesi,esce con il primo ep autoprodotto,dal titolo “Guiding Light”. Verso la fine del Febbraio 2012,dopo aver partecipato a vari concorsi ed esibitosi in alcuni live,il gruppo,a seguito di divergenze,decide di separarsi dalla voce di Paolo Gioacchini.Due mesi dopo,Patrizio De Luca,già prima voce dei Too Late To Wake nel periodo Settembre/Novembre 2010,torna a far parte del progetto e ,grazie al suo apporto,le atmosfere cambiano e il suond prende nuova forma;il tutto si condensa nella seconda fatica della band,l’album “Slaves Without Chains”,registrato presso l’Ultrasonic Studio di Pescara e uscito nel Settembre di quest’anno.

Anche questo disco risulta autoprodotto ed è il risultato di sessioni live in presa diretta,con le sole sovraincisioni di chitarra solista e voce.Per loro stessa ammissione, è un album nato “per caso” ,il cui scopo era possedere materiale in breve tempo da poter proporre in giro per locali e concorsi.L’album scivola via fra ritornelli potenti,melodie accattivanti e godibili,in un sali-scendi di atmosfere prima cupe,poi ariose; la voce,con echi di Eddie Vedder e Chris Cornell, si incastra efficacemente con il tappeto sonoro creato dalla band, i suoni sono ben amalgamati e,pur non discostandosi dai canoni dettati dal genere in questione, il post-grunge, il prodotto finale  non può che essere considerato interessante.
(M.B.)
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